Figure simbolo di Walter Davanzo
Vittoria Magno
Il linguaggio essenziale del segno che nel colore si fa materia di un racconto esistenziale che affida al particolare il compito di arrivare all’universale.
Nei pannelli a tecnica mista su tale realizzati tra il 1999 e il 2002 in mostra fino al 27 ottobre alla galleria Polin vicolo San Pancrazio (Treviso), Walter Davanzo accentua questo concetto dando della serie di figure soltanto una loro parte (più spesso le gambe) per lasciare all’immaginazione dell’osservatore l’impegno di “terminare” il racconto figurale. Gambe e piedi che preludono il passo o già avviate alla corsa, o addirittura tuffate nella grande tazza dell’inconscio in una continua, voluta deformazione dei modelli. E’ così anche per le opere dedicate al Bull Terrier e al suo rapporto con l’uomo-bambino, “simili” nella proposizione ma diverse per positura, colore, situazione. In un riemergere di memorie e di sogni infantili, di tenerezze e di paure, di affetti familiari e di piccole o grandi solitudini. Si avverte nell’opera di Davanzo, approdato alla pittura per vocazione il suo cercare, attraverso i contatti con le culture europee e dell’area mediterranea il denominatore un linguaggio “comune” nell’immediatezza grafica e nelle impennate di una tavolozza che, nel suo simbolismo, vada oltre il contingente. La figura umana o animale è dunque vista come in un sogno, ora violento ora poetico, emergente da grandi stesure di colore e intrecci di segni ad esprimere le forti contraddizioni dell’esistenza temperate comunque da latente ottimismo.
ARTE di Vittoria Magno
IL GAZZETTINO
Mercoledì 23 ottobre 2002